“Il Buono che meriti” di Ebittosc, voucher per i lavoratori da spendere nei negozi: i vantaggi di aderire al contratto nazionale sottoscritto da ConfcommercioProcede a gonfie vele l’iniziativa “Il Buono che meriti”, riproposta anche per il 2025 da Ebittosc, l’Ente bilaterale del terziario toscano di cui fanno parte Confcommercio e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, e che mette a disposizione importanti risorse a livello regionale per sostenere il reddito dei lavoratori toscani del commercio e dei servizi. Si tratta dell’erogazione di una serie di voucher da parte dell’Ente bilaterale, che potranno essere poi spesi all’interno di un circuito di negozi consultabile sul sito internet www.ebittosc.it. Quest’anno sul territorio interprovinciale di Lucca e Massa Carrara i negozi aderenti sono in totale ben oltre cento. Nello specifico, sono previste diverse categorie e ogni lavoratore potrà presentare domanda per un massimo di tre di queste: solo per fare qualche esempio, è possibile richiedere il contributo per l’acquisto di testi scolastici o per il pagamento della retta della scuola materna o del nido dei propri figli. Anche qua, per scoprire tutti i dettagli, è possibile consultare il sito di Ebittosc. Ogni lavoratore potrà, rivolgendosi alle organizzazioni sindacali, verificare i propri requisiti per poi procedere alla richiesta del voucher, assegnati sino ad esaurimento delle risorse disponibili entro il 15 gennaio 2026. I buoni saranno poi utilizzabili entro il 28 febbraio. L’iniziativa è nata nel 2021, nel pieno della difficoltà economiche per i lavoratori collegate alla pandemia, ed è poi diventato un appuntamento fisso da parte di Ebittosc, rappresentando un ulteriore elemento di vantaggio per i lavoratori delle aziende iscritte all’Ente. “Applicare il contratto collettivo nazionale sottoscritto da Confcommercio e dalle principali organizzazioni sindacali – afferma l’associazione in una nota – garantisce in automatico alle aziende l’iscrizione a Ebittosc e di conseguenza condizioni vantaggiose sia per le aziende, che per i suoi lavoratori. Di contro, chi non effettua questa scelta, rientra nel crescente e preoccupante fenomeno del dumping contrattuale: oggi si contano decine di contratti “pirata” applicati in Italia, che alimentano una concorrenza sleale e minano i diritti fondamentali dei dipendenti”.