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Il futuro della macelleria: un sondaggio fra gli addetti ai lavori e tanti spunti di riflessione

Quale futuro per le botteghe di macelleria del nostro territorio? Per rispondere alla domanda e capire meglio prospettive ed esigenze della categoria, la Federcarni - il sindacato della macelleria tradizionale aderente a Confcommercio Lucca e Massa Carrara - ha deciso di fare una profonda ricognizione con i suoi associati delle due province attraverso un sondaggio/intervista.

Avvalendosi dell'operato di un professionista del settore nella persona del consulente Enrico Fassone, l'associazione macellai ha così voluto effettuare una sorta di censimento, i cui risultati - oltre a dare un quadro esauriente sulla stato di salute della categoria – serviranno per mettere a punto un piano di comunicazione ad hoc per le attività del territorio.

Gli spunti emersi sono stati molti ma vale la pena soffermarsi su un paio di aspetti in particolare, che vanno in controtendenza con quanto finora associato comunemente all'idea di macelleria tradizionale.

«Innanzitutto - spiega il presidente interprovinciale di Federcarni Luca Di Giusto- il 44% degli intervistati ha almeno 3 collaboratori. Si tratta quindi di imprese, seppur di piccole dimensioni, comunque strutturate con un'organizzazione non certo minimale. Inoltre il 20 per cento, con tendenza all'aumento, ha ampliato i servizi offerti andando a ricomprendere la fornitura di piatti preparati, la gastronomia o addirittura affiancando una parte di ristorazione, la cosiddetta macelleria 4.0. In questi casi si tratta di investimenti anche ingenti, per stare al passo con un'evoluzione dei tempi che ci richiede questo tipo di servizi per soddisfare le mutate abitudini della clientela".

Il dato che ha più sorpreso, all'esito del sondaggio è stato però che più di un terzo degli intervistati vorrebbe formare attraverso l'associazione un vero e proprio gruppo di acquisto dai fornitori, in modo da competere più efficacemente con la grande distribuzione e dettare condizioni sulla qualità dei prodotti.

«Questo è un elemento “rivoluzionario”- conferma Di Giusto- perché siamo passati dall'essere una categoria di individualisti, ognuno nella propria bottega, a sentire il bisogno di una maggiore unità per avere maggiore tutela e far sentire più forte le nostre istanze. E' un fatto importantissimo su cui ci stiamo impegnando molto, per aggregare tutti coloro che sentono di poterci dare una mano».